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Polestar 2 – L’avversaria per eccellenza della Tesla Model 3

26. Ottobre 2022

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Polestar 2 – L’avversaria per eccellenza della Tesla Model 3

Michael Lusk

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Con la Polestar 2, la divisione elettrica di casa Volvo lancia il suo secondo modello. Ancora prima del suo debutto, l’elettrica ha già conquistato la giuria svizzera di esperti salendo sul gradino più alto del podio come «Auto svizzera dell’anno 2021». AutoScout24 ha testato la vincitrice.

La Polestar 2 in cifre:

  • Motore: due motori elettrici (potenza complessiva di 408 CV, 660 Nm)
  • Trazione: integrale
  • Cambio: a 1 marcia
  • Prestazioni: da 0 a 100 km/h in 4,7 secondi, velocità massima: 205 km/h
  • Dimensioni: peso 2.123 kg, vano bagagli da 405 a 1.095 l
  • Consumi: 19,3 kWh/100 km
  • Prezzo di base: a partire da CHF 53.900
  • Concorrenti: Tesla Model 3, Hyundai Kona electro, Kia e-soul
  • Ultimo aggiornamento: 19 gennaio 2021

A chi piace la Polestar 2

Agli amanti dell’innovazione che vogliono un’auto super ecologica e con un ottimo rapporto qualità-prezzo e chiaramente alla giuria di esperti del concorso «Auto svizzera dell’anno», dato che la Polestar 2, disponibile a partire da CHF 53.900, ha conquistato il primo posto della classifica elvetica 2021.

Attacco frontale alla Tesla Model 3

Finalmente è arrivata: la Polestar 2. Se la numero 1, un’ibrida plug-in con un prezzo di base superiore a CHF 100.000, era riservata esclusivamente ai Paperoni all’avanguardia, questo modello punta a conquistare il mercato delle elettriche e si rivolge a un pubblico più ampio. Vi ricorda forse la storia di un concorrente californiano? Un pochino sì. E ammettiamolo pure: è difficilissimo non paragonarla continuamente alla Tesla Model 3.

Campionessa di sobrietà

Iniziamo dalla differenza più vistosa: il design. La Polestar 2 ha una linea decisamente spigolosa, e non è un caso. La vettura che abbiamo testato magari non sfrutterà la galleria del vento con la stessa fluidità della sua concorrente dalle forme smussate, ma per lo meno non rinuncia al buon gusto. «Sobriamente sportiva» è una definizione che le calza a pennello. Anche se la prima componente pesa di più. Basti pensare che il logo, una stella polare, viene mantenuto nella stessa tonalità della vettura. In realtà l’unico vero colore è il blu scuro, le altre verniciature sono tutte diverse sfumature di bianco e nero.

Nordica DOC

Grazie ai fari in stile «martello di Thor», l’origine svedese della nostra vettura di prova si intuisce fin da lontano. E basta aprire il cofano per confermare la supposizione: la Polestar 2 monta infatti lo stesso propulsore della Volvo XC40 Recharge Pure Electric. Vale a dire: due motori elettrici da 204 CV ciascuno e una batteria con una capacità di 78 kWh, con cui la Polestar 2 scatta da 0 a 100 km/h in soli 4,7 secondi e raggiunge un’autonomia di 470 km (WLTP). Almeno in teoria. Certo, temperature di -5 °C e tanti chilometri in autostrada non sono il suo forte, ma visto che l’autonomia è precipitata a 280 km non facciamo che passare da una colonnina all’altra.

Prima della classe in fatto di ricarica

Una volta trovata una stazione, la Polestar 2 si ricarica con un connettore CCS posizionato dietro a sinistra, che supporta al massimo 150 kW CC. Una potenza di ricarica a corrente continua decisamente sopra la media rispetto alla concorrenza. Per ricaricare la vettura dal 5 % all’80 % bastano 40 minuti. Quanto alla ricarica a corrente alternata a casa, al lavoro o presso le colonnine pubbliche, la berlina elettrica di 4,61 metri dispone di un caricatore di bordo trifase da 11 kW. In tal caso, per la stessa ricarica ci vorranno 7 ore.

Un tablet al posto dei pulsanti

Il livello di carica, ben visibile dall’esterno, è indicato sul display degli strumenti, che durante il viaggio mostra anche la velocità, l’autonomia e la cartina di navigazione. Al centro del cockpit è posizionato uno schermo touch verticale da 11,5 pollici. Gli schermi e le cartine si vedono meglio rispetto alla generazione precedente della svedese, ma non sono così imponenti come la visualizzazione 3D Google Earth della Touareg, che mostra addirittura le cime innevate delle montagne. Di sicuro sarebbe possibile inserire certi dettagli, soprattutto se si considera che la Polestar 2 è la prima auto con sistema operativo Android. La motivazione dei produttori è che questa visione tridimensionale non comporterebbe alcun vantaggio in termini di navigazione, anzi finirebbe per distrarre il conducente. L’attenzione alla sicurezza tipicamente svedese ha dunque prevalso anche nel giovane marchio.

Frenare con l’acceleratore

Anche la semplicità dei comandi del veicolo è di ispirazione nordica. La Polestar 2 è davvero facile da gestire. Gli svedesi hanno fatto a meno perfino del pulsante start/stop: basta salire a bordo, spostare il selettore del cambio automatico su «D» e si può partire. In generale, nell’abitacolo i pulsanti sono merce rara e la maggior parte delle funzioni si gestisce tramite il display, come anche il climatizzatore o l’intensità del recupero. A proposito di recupero: sembra proprio che la Polestar punti molto sulla tecnologia «One Pedal Driving». Nell’impostazione standard (recupero massimo, marcia lenta disattivata), il conducente se la cava quasi sempre senza bisogno del pedale del freno. E dopo qualche chilometro di rodaggio si riesce perfino a fermarsi al semaforo… bello!

Cosa ci piace meno

La nostra vettura di prova sembra essere nata con qualche pecca. Non solo l’autonomia si riduce considerevolmente a basse temperature, ma anche il sistema operativo di Google tanto lodato resta quasi sempre muto perché manca la connessione.

Cosa ci piace di più

L’accelerazione silenziosa con i suoi 408 CV e 660 Nm regala divertimento al volante e convince su tutta la linea, anche grazie alla trazione integrale. Molto gradevole è anche il design dell’abitacolo: dai sedili vegani all’ampio tettuccio panoramico di vetro e ai rivestimenti di legno della plancia, tutto è coordinato. E ciò va di pari passo con le ottime lavorazioni. Ma la sua vera forza è il prezzo: non è da tutti i giorni ottenere un’elettrica così a soli CHF 53.900.

Michael Lusk

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